di Emanuela Kalb
Una relazione non è un uno contro uno, è più tipo “due vs. resto del mondo”
A me Jovanotti non è mai piaciuto molto. Come cantante, intendo. Però, e qui faccio coming out, c’è una sua canzone che mi piace: Mi fido di te. A parte quella lista di cose apparentemente senza senso, è il ritornello ad affascinarmi da sempre: “Mi fido di te. Cosa sei disposto a perdere?”.
Quest’idea che in una relazione, di qualsiasi genere, ci sia sempre qualcosa da perdere. E li senti, uomini e donne sul bus, in treno, per strada: non voglio perdere la libertà, non voglio perdere l’indipendenza, non voglio perdere l’autonomia, l’identità, il tempo. Non voglio perdere me stesso.
Io lo capisco. Capisco quanto sia rassicurante pensare che l’altro sia apparentemente una specie di nemico da cui difendersi, a cui non cedere neanche un millimetro di territorio, uno da cui guardarsi con sospetto, a cui far capire molto chiaramente quali sono i limiti da non superare e le regole del gioco. Certo, perché ognuno di noi che è abituato alla solitudine come status mentale, difficilmente cederà un pezzetto di sé (che sia un cassetto del comodino o la ragione in una discussione, non fa differenza) senza opporre una strenua resistenza.
A nessuno però viene in mente di ribaltare la cosa e pensare a cosa invece ci si guadagna.
1 • Tipo che ci guadagni un compagno di squadra. Sì, perché una relazione non è un uno contro uno, o almeno non dovrebbe esserlo. È più tipo “due vs. resto del mondo”, che magari fa pure un po’ più paura, ma sempre meglio che essere soli contro tutti. O solo contro la persona che ti piace più di tutte.
2 • Un complice. Qualcuno con cui ridere delle stesse cose. Qualcuno che sarà sempre dalla tua parte, e anche quando non lo sarà, quando penserà che hai fatto una fesseria, non lo farà capire al resto del mondo. Lo dirà a te e basta. E non per ferirti, ma perché tu diventi la versione pro di te stesso. Sempre.
3 • Un compagno di giochi, di viaggi, di avventure. Che sia fare la Transiberiana insieme o interminabili partite di boardgame, PS, XBOX etc, è divertente. E, non so voi, ma io credo che di questi tempi ci sia un gran bisogno di divertirsi.
4 • Ci guadagni il doppio della gioia per le cose belle che, quando vengono condivise valgono doppio, e perdi la metà della sofferenza per le cose tristi. Perché qualcuno che ti aiuti a portare quel peso lì, non è mica roba da poco.
5 • Puoi mostrarti nudo senza imbarazzo. E non parlo della nudità fisica. Puoi fare a meno delle maschere, degli abiti di scena del personaggio che ti sei costruito per sopravvivere nel mondo, e ti puoi finalmente riposare. Perché agli altri piacerai per quello che mostri, ma al tuo complice piacerai proprio così come sei: e ovviamente ti prenderà per il culo moltissimo per quei difetti che nessun altro conosce, ma anche quello fa parte del gioco.
Quindi: cosa sei disposto a perdere? Io direi una cosa, di sicuro: la paura.