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Love in the Wedding

di Emanuela Kalb


A me i Matrimoni  piacciono

Mi piacciono i matrimoni tradizionali del sud, quelli dove si mangia come se fosse appena finita la guerra e gli invitati ricevono, assieme alla bomboniera, la doggy-bag con gli avanzi del pranzo, della cena e il cestino per il viaggio. Mi piacciono i matrimoni trash, quelli dove per il grande giorno gli uomini si vestono da narcotrafficanti, mentre la sposa e tutte le invitate si fanno truccare come giostraie, pettinare con la cofana, e indossano abiti di tessuti scintillanti e altamente infiammabili. Mi piacciono i matrimoni raffinati, quelli che, quando ricevi la partecipazione, ci trovi allegato il bastone da mettere su per il culo. Dove tutti sono così tesi che sembra stia per partire una scoreggia da un momento all’altro che li stenda tutti. Quelli dove il momento più bello è quando parte il canto goliardico dai tavoli degli amici e la mamma della sposa assume la faccia di chi ha appena pestato una merda. Mi piacciono i matrimoni intimi, quelli dove gli invitati sono scelti per il piacere di condividere quel momento con gli sposi, e non perché siano i cugini di quarto grado della prozia e “non possiamo non invitarli, ci resterebbero malissimo”. Mi piacciono i matrimoni dove ci sono pochi soldi ma tanta bellezza. E molto, moltissimo amore. Mi piacciono i matrimoni. Mi piace andarci, mi piace il momento in cui lo sposo vede arrivare la sposa. Quel misto di terrore, imbarazzo e ammirazione. E mi piacciono le spose che un po’ ridono e un po’ piangono e hanno gli occhi che dicono tanto. Ma più di tutto mi piace la gente che si sposa. Che lo fa perché ci crede. Ci crede che quella persona che sta scegliendo sia quella con cui vuole invecchiare. Quella con cui guardare vecchi film alla televisione, abbracciati sul divano, che sembra una cosa scema, ma non lo è affatto. Non si può guardare la TV con chiunque.

Mi piace che ci sia ancora qualcuno che se ne freghi delle statistiche, che se ne freghi dei numeri, di quanti matrimoni finiscono col divorzio, di quello che è successo a una coppia di amici che guarda, sembravano tanto innamorati e l’hanno finita a dividersi i cucchiaini da tè e ad andare dal giudice per l’affidamento congiunto del gatto. Mi piace chi dice: sì, è tutto una merda là fuori, magari non funzionerà, ma io so che sei tu, tu sei il culo che voglio vedere seduto sul divano accanto a me mentre guardiamo Mastroianni e la Loren il sabato pomeriggio, tu sei la persona con cui andare al supermercato ad annusare i detersivi per la lavatrice, tu sei la persona che mi fa venire voglia di fare cose che non ho fatto con nessuno. Che sia il parkour o un figlio. E non ti sposo perché si deve fare, perché la società lo richiede e tutte queste stronzate: ti sposo perché noi siamo diversi. E non importa se lo dicono tutti e poi si lasciano. Noi siamo tutta un’altra storia. E se mi dici “sì” la scriviamo insieme.