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Gaetano Mura: Round the Globe

Ci sono persone che  non sono fatte per stare in difesa. Gaetano Mura, ocean racer di Cala Gonone, con all’attivo cinque regate transoceaniche, affronta la vita e lo sport in contropiede perché, come scrive Erri De Luca‘una cima raggiunta è il confine tra il finito e l’immenso

el caso di Gaetano Mura, 48 anni e tempra d’acciaio, attraversare le Colonne d’Ercole per il giro del mondo in barca a vela,  in solitario e senza assistenza, è un modo per spostare il limite sempre un poco più avanti. Per un anno e mezzo, come Giobbe nella pancia della sua balena preferita, il velista degli oceani ha preparato il suo Class 40, una barca monotipo di 12 metri, all’impresa: partenza da Cagliari per la circumnavigazione del globo lungo la rotta dei 40 ruggenti. Si naviga per oltre 130 giorni e circa 25mila miglia nautiche (46.300 km), buona parte delle quali in mari ostili. Come compagni di viaggio iceberg, balene, raffiche di vento che possono superare i 100 km orari.

Ma chi te lo fa fare?

“Spesso mi sento anche dare del matto, ma per me inseguire la libertà significa impegno e responsabilità. Dietro questa sfida c’è un anno e mezzo di lavoro: non esiste spazio per l’approssimazione”

Qual è la rotta?

“Se si esclude la partenza da Cagliari, la rotta è la stessa della Vendée Globe, che si corre ogni quattro anni: Mediterraneo, Oceano Atlantico fino al Capo di Buona Speranza, poi in senso orario attorno all’Antartide, lasciando a sinistra Capo Leeuwin (Australia) e Capo Horn, infine ritorno nel Mediterraneo”.

Poco gioco di squadra: dipende tutto da te …

“Non direi. Da oltre un anno con me lavora un’équipe multidisciplinare.

Sarò seguito dal punto di vista sanitario, 24 ore su 24, dall’Ospedale Brotzu e dall’Azienda Ospedaliera Universitaria. L’obiettivo è quello di verificare le risposte di un organismo umano sotto sollecitazioni estreme. L’Università ha messo a punto per me un sistema alimentare bilanciato, che tenga contro di apporto energetico, gusti personali e spazi limitati. E poi c’è il team che segue ‘Black Sam’ (l’imbarcazione, ndr)”.

A che punto siamo?

“Siamo ai dettagli, anche se sembra non si finisca mai di mettere a punto le cose. Però posso dirti che sono pronto”

Hai paura?

“E’ un argomento complesso. Sono preparato, abbiamo lavorato tanto. E’ il mio sogno di libertà che prende forma. Ma non potrebbe accadere senza le persone che mi vogliono bene e mi stanno vicino. Per me, la paura è l’istinto che ti tiene vigile, mai quello che ti impedisce di fare le cose”.

E poi vuoi battere un record.

“Intanto, il primo passo – vista la complessità della circumnavigazione – è quella di portare a termine il giro. Prima possibile. Il precedente record è di Go Chuan, un cinese che,

su imbarcazione diversa, è arrivato in 137 giorni”.

Per farcela, non dovresti dormire mai.

“Quasi quasi hai ragione. In realtà, è necessario gestire la navigazione con la tecnica dei microsonni, e cioè con veglie           di 2 ore alternate a sonni di 20 minuti”.

Il “Solo Round The Globe Record” è anche marketing?

“Posso solo dirti che mi rende felice portare la Sardegna con me in giro per il mondo. Partire da Cagliari è stato proprio un bel regalo”


di Stefania De Michele